Ci estingueremo
Una Pedalata semiseria
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Una Pedalata semiseria
di Michele Massimiliano Mangiullo
Scivolando e cadendo su strade orrendamente sfigurate da inutili e problematici marciapiedi guarniti, oltre da sconnessi e logori listelli in scorza di pietra di Trani (forse terza o quarta scelta), anche con grigiastre brutture plastiche contenenti “fiorellini”, cerco di evitare altre visioni fortemente impattanti che potrebbero turbare la mia già fragile e discutibile emotività estetica. Allora, dopo diversi slalom fra passanti, mattonelle scivolose, vasi vasetti, macchine, pali paletti ,decido di spostarmi in bicicletta ,mezzo ecologico e salutare soprattutto per le mie tasche .Giungo dopo un lungo digiuno a giugno ,eufonia divertente null’altro, nei pressi del quartiere Stazione Cappuccini ,tra via Grosseto ,via Lucca ,via Bari e via Tutti, ed ecco finalmente uno scenario degno di una visione acida ai limiti di un trip ,segnali colorati ovunque, senso unico, stop, divieto, freccia obbligatoria a destra, freccia unidirezionale, segnali d’obbligo ,segnali di preavviso ,segnali di direzione e per finire un indiano nativo americano addetto ai segnali di fumo, insomma per chi fosse ancora lucido ,a Tricase la segnaletica, proprio, non manca. Non posso non pensare a quanto denaro pubblico sia stato murato in questi pali convenzionali, danaro morto, materializzatosi in ferrame o ferraglia destinata all’usura e relativo arrugginimento. Perché? Perché ripetere un ordine ribadito due metri prima? Perché la reiterazione impiantistica di colonne ferrate? A chi ha giovato questa importante commissione per acquistare centinaia e centinaia di cartelli stradali causa di brutture visive ?Domande retoriche che baluginano nella mente di un cucuzzaro errante…continuo a forzare i miei quadricipiti femorali sul pedale di una due ruote rigorosamente, come impone la globalizzazione, “made in China “e varco il ponte di Tutino senza essere fermato da nessuno che mi respinga come clandestino, non si sa mai con l’aria che tira!!..e pedalando pedalando, arrivo in via Olimpica. Un tempo viale scortato da maestosi e ombreggianti pini domestici, oggi, una strada assolata da percorrere preferibilmente alle ore 13.00 da Giugno a Settembre, per poter apprezzare meglio la creatività, l’estetica e la funzionalità di provvedimenti presi dalla “intellighenzia tricasina”, composta da visionari lungimiranti in corsa per il compasso d’oro e si vocifera anche per il Pritzker Architecture Prize. Torniamo alla mia fatica sul velocipede, sudo cambio marcia, sudo ancora di più, sembro Pogacar sul Pordoi, mente inebriata occhi chiusi ed eccomi, dopo un’ora circa riesco ad arrivare vicino allo stadio “San Vito”, sincope, il sudore rientra nei pori, gli occhi spalancati ,il battito cardiaco oltre le mie solite 357 pulsazioni al minuto, visione d’estasi e come Dante nel V Canto, sono sopraffatto anch’io dall’emozione “e caddi come corpo morto cade”. Incredibile scenario anche qui, dove un tempo c’erano degli “orribili” oleandri colorati, simili a dei fuochi d’artificio incastonati nel verde che emanavano il profumo della bella stagione, adesso la famosa “intellighenzia tricasina” aveva pensato brillantemente di eradicare quelle brutture vegetali per far posto a dei magnifici murales già contesi tra il MoMA ed il Guggenheim…..molti vecchi cucuzzari hanno apprezzato tanto questa bellissima operazione “piazza pulita”. Talmente tanto da rimanere confusi, magari un po’ perplessi e porsi la fatidica domanda: perché? A chi ha giovato ?Ah povero me, devo anche tornare indietro…..beh quasi quasi mi fermo ,troppo per uno sciagurato delirante, questa passeggiata ha preso una strana connotazione di certo non catastematica, e non vorrei trascendere sopraffatto dalla gioia o dalla rabbia…un dubbio forse poco amletico ma ahimè reale, perché quello che ho raccontato è accaduto veramente; ed io come tanti altri assisto colpevolmente inerme e rassegnato a rapine ecologiche, scippi estetici e violenze catramate da giunta a giunta alla mia bella e amata Tricase….au revoir.
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