Terzo millennio, A.D. MMXXV, era dell’asino

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Terzo millennio, A.D. MMXXV, era dell’asino

di Serena Laporta – –

Impazzano le scommesse sul futuro papa di Roma,  conditio sine qua non che non sia un progressista usurpatore del soglio di Pietro, ma un coerente ultraconservatore come si addice ai tempi moderni;   urgono nuove scorte di terre, purché siano rare,  e siano nella disponibilità di poveracci disposti a rinunce,  dolore e peregrinazioni eterne come la famiglia Joad  nel Furore  di Steinbeck ; svolazza di qua e di là un pipistrello  malintenzionato, seguito da un cane che porta fra i denti un ceppo mortale; Walmart, il più grande retailer del mondo, costruisce un campus aziendale stile Apple a Bentonville, per tenere lì “casa e bottega” i sui schiavi  che devono  vendere  Gucci on line  a straricchi che oramai non escono più a fare la spesa, salvo non possano andarci in elicottero;  una virago nibelunga promette di abbattere tutti i mulini a vento che producono energia pulita  per sostituirli con una selva fitta di braccia destre issate fino all’empireo;  gli europei vogliono avere più bombe, perché  Sparta non vuole più combattere le guerre di Atene e così staremo tutti meglio; il segretario di stato della più grande potenza è apparso con una croce stampata in fronte; tutto questo e  tanto altro mentre l’asteroide YR4 ha 1 su 35 probabilità di colpire la terra entro il 2032.

In questo schizofrenico panorama, noi, che siamo cresciuti a cornetti alla crema e Gattopardo, pare non ci siamo accorti del cambiamento che, come l’onda gigante inseguita dai surfisti, è passato sulle nostre teste, ci ha scavalcato e sommerso, ora ne siamo travolti, annaspiamo, non siamo certi della salvezza, la risacca sarà letale se non impariamo velocemente a nuotare.  Dalla schiuma intrisa di fango, detriti e rifiuti sono emersi i nuovi potenti, con la croce in fronte, con il braccio destro in alto, con un seguito di larga prole surrogata, con bislacche pretese di un nuovo ordine mondiale. Ora noi siamo come guidatori nella notte, abbagliati dai fari del tir che ci viene incontro, forse perdiamo il controllo, andiamo a sbattere, oppure era solo un colpo di sonno da cui ci salveremo all’ultimo istante con un sobbalzo e una sterzata.    Ma se ci destiamo e osserviamo questi nuovi fenomeni dell’arroganza e della protervia, se proviamo a decifrare meglio questi prepotenti manipolatori di ignoranti, possiamo cogliere qualche tratto comune con loro omologhi del passato, nella mitologia, nella letteratura popolare, e della Storia. I nostri prepotenti   pare abbiano furtivamente studiato una qualche lezione, portatrice di miscellanee teorie geopolitiche, devono aver letto solo di sfuggita, espungendo qua e là  un qualche “Veni, vici, vidi”   da Giulio Cesare  o magari  colui  che intenda conservare lo stato deve imparare ad essere non buono” del buon Machiavelli  mai a sufficienza frainteso, o  financo il vaneggiamento “ tutto ciò che c’è di grande è frutto di un solo vincitore” del pusillanime Hitler.   Non abbiamo dubbi, dunque, che non abbiano studiato a fondo la lezione della storia, e meno che mai della letteratura, per questo sono bocciati e annoverati tra gli asini.   Mi spiace per gli asini, meravigliosi, miti e servizievoli animali, che, oltre alle lunghe orecchie si portano dietro storie, simboli, significati e leggende, di cui alcune che si attagliano perfettamente ai Principi nostri coevi:

  1. L’asino ha le orecchie lunghe perché all’atto della creazione e all’imposizione del nome ben presto se ne dimenticò e ritornò a chiedere al creatore come si chiamasse e quello “ti chiami asino” e gli fece una tiratina di orecchie; poi se ne dimenticò ancora e ancora e ancora e ogni volta, oltre al ricordargli il nome,  il creatore gli tirava le orecchie; è ritornato tante volte, ha dimenticato tante volte,  le sue  orecchie a ogni tirata si allungavano,   sono  le prove del delitto di dimenticanza, di distrazione,  che ha come sinonimo negligenza.
  2. Re Mida è il primo regnante a meritarsi delle belle orecchie d’asino, le ottiene come punizione da Apollo per non aver saputo valutare con equità una gara musicale, quindi non ha adempiuto al dovere dell’imparzialità, siamo dinnanzi a un mitico errore giudiziario.
  3. Nella mitologia greca l’asino è perpetuamente interconnesso, oltre che con Mida, anche con Sileno, Priapo e Dioniso, in intrecci di sfrenata sessualità, ubriachezza, flaccidità senile e follia.

Il mito si è reincarnato, ora viaggia sul video, finto, quindi proprio mitologico, di Trump e la sua comitiva che bisbocciano, fanno bagordi, moderni re Mida, in una pioggia d’oro incenso e mirra, champagne e innumerevoli ancelle, sul lido di Gaza, protetto da opliti pagati a suon di abbonamenti a OnlyFans. Asini oltraggiosi.

  • Ma è nel medioevo che l’asino raggiunge l’apice della sua ottusità nella tradizione popolare, quando durante il carnevale i poveri, non potendo altro sollazzo, si servivano del povero animale, lo vestivano da prete, lo portavano in chiesa, gli davano da mangiare le ostie, lo facevano ragliare a squarciagola e aspettavano che defecasse sull’altare. Asino colpevole di sacrilegio!

Come sacrileghi ed empi sono i nostri potenti prepotenti, profanatori sotto il profilo giuridico religioso e morale dei valori dell’Uomo.

Per i Principi del terzo millennio vale più che mai l’imperativo di   C. Jung: “vivi l’animale che è in te”.

Per sua fortuna, e nostra, l’asino è anche portatore di biblica pazienza e di forza, sopporta carichi enormi, muove mulini, trasporta cannoni, sopravvive nel deserto, fornisce latte, è un formidabile mezzo di trasporto, entra trionfalmente a Gerusalemme portando sul dorso il Messia, si china a riscaldare con il suo fiato un neonato venuto al mondo in una grotta, è stato il vettore di una fortunosa fuga in Egitto. 

Convivono quindi nell’asino le opposte nozioni di sapere e ignoranza, di Vizio e Virtù.  Per tale caratteristica,  sempre, l’asino è stato un potente soggetto allegorico e mitologico a cui si è ricorso nel tempo per descrivere le ambigue tendenze dell’uomo, le metamorfosi dal bene al male e viceversa,  come per il  giovane Lucio, L’Asino d‘oro di Apuleio, e  del medesimo  Asino  di Machiavelli,  che affrontano la propria trasmigrazione da uomo a bestia, sotto il peso della colpa  dei propri vizi,  costretti poi ad espiare e combattere soffrendo  per riacquistare la propria umanità,   con l’esercizio di una dolorosa saggezza catartica.  Da uomo ad asino, da asino a uomo.

Ecco, ai nostri asini, regnanti, auguriamo la metamorfosi verso la saggezza, la riconquista del primato umano su quello animale, la rinuncia a combattere uccidere e conquistare, ma studiare, amare e sognare, unici infiniti per consegnarsi con dignità alla storia.

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