Troppo grande, Alfredo! Devi trovare il mo di farla arrivare veramente ai destinatari questa "supplica" che non può che essere…
Professione: sé stesso
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Professione: sé stesso
di Michele Massimiliano Mangiullo – –
Giovedì 3 aprile 2025, cinema Paradiso. Arrivo a luci spente, forse ho perso l’introduzione di Alfredo regista tanto visionario quanto realista con uno sguardo malinconico sulla vita sfuggente di tutti noi viaggiatori ed in questo caso anche spettatori di “Professione reporter” di Michelangelo Antonioni. Silenzio, solo gesti che lasciano intendere una sorta di compravendita di informazioni tra sguardi compiacenti di anonimi indigeni e affanno della ricerca di David Locke; la scena carica di tensione l’aspettativa sul futuro: cosa deve accadere, cosa sta cercando questo giornalista quasi disperato!? “Guerriglieri” prima ed unica parola in un piano sequenza di quasi dieci minuti. David ha perso la sua occasione e si dispera ancor di più quando la sua Range Rover rimane bloccata nella sabbia. Stanco, sconfitto e frastornato torna in albergo ignaro di iniziare una partita truccata con il destino. Il dramma esistenziale è alle porte ed è lo stesso David a bussarvici. Un lieve ruotare della maniglia, il cigolio della porta, la calura insopportabile ed ecco la sliding door: Robertson morto. Locke diventa Robertson attraverso la somiglianza di un grande Jack Nicholson.
Quanti di noi hanno sognato di poter cambiare vita dall’oggi al domani? di poter fuggire da tutto e da tutti? di poter rinascere per non commettere gli stessi errori? David decide di giocarsi questa carta che un destino sinistro gli ha messo tra le mani ed ormai inconsapevolmente sconfitto in partenza, inizia una vita con una nuova identità, ahimè quella di un trafficante d’armi. Antonioni ci svela tutto lentamente attraverso un linguaggio cinematografico immaginifico, dagli edifici di Gaudì alle pietrose periferie spagnole, dagli studi televisivi inglesi ai paesaggi del Nord Africa, questo è il mondo e la vita che si è scelto il nostro caro ex giornalista ora inseguito e ricercato da un gruppo di ribelli pronti ad ammazzarlo dopo aver scoperto l’inganno. Una giovane Maria Schneider nei panni di una donna misteriosa rappresenta attimi di leggerezza per l’uomo mellifluo che aspetta in modo quasi epicureo la sua fine, consapevole di non esserci quando arriverà. I principi ermeneutici che regolano il ritmo del film sono classici del regista ed ecco il lunghissimo piano sequenza finale a coinvolgere lo spettatore con inquadrature ferme e lente facendolo sentire parte integrante del film e percepire quello sparo finale quasi come una liberazione per il povero Locke soggiogato ancora una volta dal fato beffardo, da una vita ematofaga o semplicemente da una crisi esistenziale dalla quale anche un uomo ricco e affermato non è immune.
Il film finisce, si accendono le luci ed il messaggio di Antonioni si può declinare in tanti modi, ma quello che preferisco è anche il più semplice …ognuno di noi è chi sceglie di essere……
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Bellissimo tanto l’articolo quanto il titolo, una scrittura molto pertinente e profonda che permette di emozionare anche chi non ha visto il film…complimenti al redattore 👏👏
Grazie Monica,molto gentile,questa è la magia del cinema d’autore…mentre il titolo è la magia del direttore…