Perché piangerlo

Perché piangerlo

di Lorenzo Tosa – –

No, non bisogna essere credenti per “piangere” oggi Papa Francesco.

Anzi, paradossalmente, non esserlo aiuta a penetrare persino la trascendenza simbolica della sua morte.

Perché Francesco è stato fino all’ultimo istante della sua vita, prima di qualunque altra cosa, UOMO. Un uomo. Uno tra i tanti. Non necessariamente tra i primi, anzi orgogliosamente con e tra gli ultimi. Un uomo fatto di carne, ossa, fragilità, errori, sofferenza. Francesco ha incarnato come nessun Papa prima di lui la condizione fallibile e mortale dell’essere umano.

Ci ha detto in ogni momento che non bastava andare in chiesa la domenica né baciare rosari per essere buoni cristiani se non sentivi il dolore fisico per ogni vita spezzata in mare, di qualunque etnia, colore, nazionalità.

Ha detto che “è meglio essere atei che cristiani ipocriti” e che “le persone che vanno in chiesa tutti i giorni e poi vivono odiando sono uno scandalo”.

Questa è stata la sua rivoluzione.

Il suo manifesto.

La sua eredità Politica, prima ancora che spirituale.

Papa Francesco è stato Politico nel senso più alto del termine.

E no, non è stato (purtroppo) il paladino del Pride. Non poteva essere questo, non glielo si poteva chiedere. Anche se a tratti, e per certi versi, lo è pure sembrato, come quando ha aperto le porte della Chiesa agli omosessuali dopo secoli in cui non si sono potuti neanche avvicinare.

Per anni, quasi da solo, con una fatica anche fisica immane, è stato argine ai nazionalismi feroci, ai suprematismi brutali, spesso sbandierati in nome e per conto di un Cristo e di una croce.

Ha parlato di pace quando questa parola suonava come una bestemmia.

Ha rovesciato il tetto della Chiesa rimettendo sopra gli ultimi, i fragili, i dimenticati, i migranti, i poveri, i senza casa, i perseguitati, i carcerati.

È arrivato a San Pietro in punta di piedi, senza che quasi nessuno lo conoscesse. Se n’è andato quando nessuno se lo aspettava più, dopo aver radicalmente trasformato la Chiesa e il suo tempo. E molto ancora gli restava da fare.

Un tempo spaventoso in cui andarsene, di violenza, di follia e di brutale sopraffazione.

Per questo oggi piangono soprattutto i laici. Perché la Chiesa sopravviverà anche a Francesco, probabilmente tornerà indietro di decenni (come si augurano molti avvoltoi già chini sulle sue spoglie), ma oggi, insieme a lui, è morto il Francesco che era in noi, di ogni fede e di nessuna fede. Semplicemente esseri umani. Noi peccatori senza concetto di colpa né di peccato.

Questo perdiamo. Questo resterà. Ed è moltissimo. Ciao Francesco.

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