Parco eolico off-shore: scacco matto al territorio

  • Home
  • Parco eolico off-shore: scacco matto al territorio

Parco eolico off-shore: scacco matto al territorio

di Alfredo Sanapo —

Burocrazia e partecipazione dovrebbero essere due dinamiche indipendenti e complementari garanti degli interessi, da una parte, dei tecnici che tramite progetti intendono trovare soluzioni per migliorare la vita della comunità e, dall’altra, di quelli dei cittadini che, quali conoscitori del territorio, ne mettono a nudo le criticità. La politica sarebbe l’entità che fa da mediatrice fra le parti controllando l’iter amministrativo e orientandosi in base alle indicazioni della popolazione. Ma è proprio in questa fase di confronto che la Regione Puglia, da quando l’ing. Alessandro Delli Noci è Assessore per lo Sviluppo Economico – il quale dimostra di essere più sensibile al fatto tecnico che alle dinamiche locali – manifesta le sue carenze. Questo sta succedendo in occasione della questione del Parco eolico offshore che Odra Energia Srl ha inteso realizzare al largo delle coste tra Otranto e Leuca.

Dopo un anno di studi e ricerche e dopo aver sottoposto l’ipotesi progettuale elaborata al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e al Ministero della Cultura (MiC), il 15 gennaio 2024 è stata avviata la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Il progetto originario prevedeva 90 turbine galleggianti al fine di produrre circa 4 mld di Kwh/anno per un investimento complessivo di oltre 4 mld €.

Dopo 10 mesi, il 26 novembre 2024, Odra Energia, a seguito di interlocuzioni con il MASE all’interno della procedura di studio di impatto ambientale, ha presentato un ritocco al progetto che consta di una riduzione delle turbine da 90 a 73 e di una revisione del sistema di trasmissione dell’energia con diminuzione del numero dei circuiti da 16 a 13. Con le modifiche, la struttura sarà realizzata  tra i 14 Km e i 24 km dalla terraferma. Ciò ridurrebbe l’impatto visivo, attraverso la rimozione delle prime due file di turbine più vicine alla costa, e si otterrebbe una minore porzione di fondale interferita dalle pale eoliche. Inoltre, si è optato per un sistema di ormeggio semi-teso che ridurrebbe il tratto di ormeggio in contatto con il fondale da 630m a 350m. I cavi di trasmissione dell’energia prodotta saranno interrati anziché poggiati sul fondale, come previsto in origine. L’interramento è stato preferito onde evitare rotture accidentali dovute a reti o ancore. Rimane invariata la localizzazione della buca di transizione mare-terra per l’approdo dei cavi marini, prevista in località La Fraula (S. Cesarea Terme) laddove è stato rilevato un vincolo paesaggistico.

Il fatto è che Il piano, pubblicato sul sito del MASE, doveva essere rivisto alla luce delle osservazioni di Comuni, Enti e cittadini. Malgrado la cittadinanza si sia più volte mobilitata con sit-in a Porto Miggiano (novembre 2021, maggio 2022, marzo 2024), le amministrazioni locali (Provincia e 72 Consigli comunali su 96) e il territorio (associazioni, Pro Loco e il Parco “Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase”) abbiano espresso parere contrario agli insediamenti eolici ritenendoli una minaccia per il mare e il paesaggio, l’iter autorizzativo delle piattaforme off-shore procede ignorando le proteste del territorio.

Dopo la presentazione del progetto che ha bypassato la comunità, il MASE ha concesso 15gg di tempo per presentare osservazioni (scad. 11 dicembre 2024). Nel frattempo, il 6 dicembre 2024 l’Assessore Delli Noci, esprimendo parere endoprocedimentale propedeutico al rilascio della VIA positivo, ha tolto ogni speranza di opporsi alla comunità benché Odra abbia presentato un progetto quasi identico al precedente.

In tal modo, con la delibera inviata al MASE la Regione Puglia ha trasgredito le sue stesse linee guida per la gestione dello spazio marittimo nelle quali si era ritenuta favorevole agli impianti offshore purché in aree portuali già utilizzate a fini industriali o in alto mare senza alcun impatto visivo sulla litoranea.

Ciononostante, il giorno dopo a Castro si è tenuto un sit-in come atto dimostrativo a latere di un incontro avvenuto nell’aula consiliare con la partecipazione di vari rappresentanti istituzionali, tra i quali alcuni sindaci (compreso quello di Castro), il prof. D’Andria e i rappresentanti delle associazioni Italia Nostra, Pro Loco Porto Badisco, l’associazione Belvedere di Santa Cesarea Terme) per ribadire l’opposizione al progetto proposto da Odra Energia S.r.l.

Il termine per le osservazioni è ormai scaduto da tre mesi e nessuna marcia indietro: il parco eolico si farà. Pertanto, non mi resta altro che elencare le criticità che sottendono l’opera per far comprendere quale crimine contro l’ambiente e il paesaggio sta subendo il nostro mare e la nostra costa:

  • deturpamento del paesaggio: laddove oggi è possibile ammirare le montagne dell’Albania, si troverebbe di fronte a 73 strutture invasive alte 315 m a soli 14 km dalla costa che alterano l’estetica del panorama;
  • impatto per l’ecosistema marino in un’area destinata a diventare Area Marina Protetta: vi saranno danni sui fondali a causa delle infrastrutture per l’ancoraggio; il sistema di ormeggio danneggia gli habitat in loco, mentre l’interramento dei cavi di trasmissione dell’energia crea un corridoio continuo di distruzione dalla piattaforma alla costa;
  • danni sulla linea di costa: la realizzazione dell’approdo (“buca giunti”) a terra avviene in zona La Fraula a Santa Cesarea Terme, un’area dichiarata Zona Speciale di Conservazione (ZSC) e a Porto Badisco sono previsti capannoni per raccogliere i cavi provenienti dal parco eolico;
  • devastazione dell’entroterra e alterazione del altrimenti storico-artistico: 39 km di cavidotti interrati che passano nel comune di Minervino, lambendo menhir e dolmen, fino ad arrivare a Galatina per l’allaccio alla rete elettrica nazionale;
  • impatto acustico generato da numerose turbine marine che può provocare stress per la fauna aviaria;
  • vanificazione delle politiche ambientali della Regione volte a ripristinare gli ecosistemi (legge sul fermo pesca dei ricci di mare e protezione degli habitat della foca monaca, specie in via di estinzione);
  • perdita di posti di lavoro: un intervento così invasivo deturpa la costa e ne riduce l’appeal causando la perdita di posti nel settore turistico.

Rimane la mia amarezza da cittadino perché, seppur sia vero che l’autorizzazione di queste infrastrutture compete al MASE, la Regione ha rinunciato alle sue funzioni, dimostrando di non avere come priorità la difesa del paesaggio. La realizzazione di opere strategiche per il Paese non deve prescindere dall’armonia con il territorio e dal rispetto della salute pubblica. Eppure, di recente la Corte Costituzionale ha stabilito che “gli spazi prospicienti la costa non sono di esclusiva competenza dello Stato“. La Regione avrebbe avuto il dovere di confrontarsi con il territorio e, invece, ha voluto scavalcare questo aspetto ledendo il diritto del territorio a determinare l’uso del proprio patrimonio naturalistico.

Foto Costantino De Giuseppe

  • Share

Redazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi Commenti

  1. Concordo quasi su tutto! Ma non è questa l'Europa nella quale in tanti abbiamo riposto speranze di una vita migliore.…

  2. Grazie infinite per l'ottimo articolo e il vostro impegno per una corretta informazione.

  3. Michele Massimiliano su Io albero

    Hai ragione Donata,mi fa piacere riscontrare una comunione di vedute...con la speranza di poter essere numerosi nel manifestare il nostro…

  4. Condivido tutto, purtroppo i governucoli che sono a palazzo gallone hanno materia grigia secca e tale stanno rendendo Tricase.. non…