Le paure degli italiani intorno alla crisi climatica

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Le paure degli italiani intorno alla crisi climatica

di Giorgia Bonamoneta* – –

L’ultimo rapporto Istat fotografa le ansie ambientali nel Paese: dalle preoccupazioni per l’aria e l’acqua all’inazione politica. I dati mostrano che non tutti temono le stesse conseguenze dal cambiamento climatico: la paura infatti dipende da dove si vive, dall’età e dal genere. Ma chi fa davvero qualcosa per l’ambiente?

Gli italiani e la crisi climatica

Il 26 febbraio 2025, l’Istat ha pubblicato un nuovo rapporto che mostra la percezione degli italiani sulla crisi climatica. Il 58,1% della popolazione si dice preoccupato per i cambiamenti climatici, un dato stabile rispetto al 2023. L’ansia per il clima si conferma come la prima grande paura ambientale, seguita dall’inquinamento dell’aria (51,9%), dallo smaltimento dei rifiuti (38,1%) e dall’inquinamento dell’acqua (37,9%).

Alcune preoccupazioni, invece, restano marginali: solo una persona su dieci include tra le proprie paure l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico o il deterioramento del paesaggio. Ma il dato più interessante riguarda come queste ansie cambiano in base a dove viviamo.

Dimmi la tua paura ambientale e ti dirò da dove vieni

L’ansia climatica non è uniforme: le preoccupazioni ambientali variano in base alla regione di residenza.

  • chi vive al Nord teme soprattutto l’inquinamento dell’aria (54,5%). L’industria, il traffico e lo smog fanno della qualità dell’aria una delle principali fonti di ansia;
  • al Centro e al Sud, invece, la paura principale è lo smaltimento dei rifiuti (40,7% e 40,3%), dato che coincide con le regioni più colpite dai reati ambientali legati alle ecomafie. Il Lazio è la regione con il tasso più alto di preoccupazione (44,1%), seguita dalla Campania (43,4%).

L’inquinamento delle acque è invece una preoccupazione costante per il 40% degli italiani, indipendentemente dalla regione. Ma c’è anche una forte differenza nel tempo: nel 2024 l’ansia per il dissesto idrogeologico è cresciuta in Emilia-Romagna (+8,7 punti) e nel resto del Nord (+4 punti), a seguito delle alluvioni e frane degli ultimi periodi.

I dati raccontano una verità semplice: le ansie ambientali non sono teoriche, ma radicate nell’esperienza diretta. Chi ha vissuto eventi climatici estremi teme che si ripetano e chi convive con l’inquinamento lo percepisce come un pericolo immediato.

Il clima cambia e noi con lui

Il cambiamento climatico non incide solo sull’ambiente, ma anche sulla nostra percezione dello spazio. Secondo la psicologia ambientale, il modo in cui ci relazioniamo ai luoghi ha un impatto diretto sul nostro benessere.

Un concetto chiave è quello di place attachment (attaccamento al luogo), ovvero il legame emotivo che sviluppiamo con un territorio familiare. Quando il clima cambia il paesaggio — per incendi, inondazioni o siccità — questo legame si spezza, generando ansia e senso di perdita. L’aumento della cosiddetta eco-ansia è un fenomeno, non a caso, sempre più studiato. Il cambiamento climatico non è più solo una minaccia astratta, ma una realtà che altera il nostro rapporto con il mondo.

Chi teme di più il cambiamento climatico?

Non tutti però percepiscono la crisi climatica allo stesso modo. L’indagine Istat mostra che l’età, il genere (viene preso in esame in senso binario) e il livello di istruzione influenzano la sensibilità ambientale. Vediamo alcuni dati.

Le differenze generazionali:

I giovani (14-24 anni) temono di più la perdita di biodiversità, l’esaurimento delle risorse naturali e la distruzione delle foreste.
Gli over 55, invece, sono più preoccupati per il dissesto idrogeologico, l’inquinamento del suolo e lo smaltimento dei rifiuti.

Le differenze di genere:

Le donne sono più preoccupate degli uomini su quasi tutti i temi ambientali, con uno scarto significativo soprattutto tra le più giovani.
Sono anche più attente a ridurre gli sprechi di acqua ed energia.

Le differenze per livello di istruzione:

Il 66,4% dei laureati si dice preoccupato per il cambiamento climatico, contro il 53,2% di chi ha solo la licenza media.

Ma il divario, in fin dei conti, non è così ampio. La crisi climatica sta diventando un problema percepito trasversalmente, indipendentemente dal background culturale o economico.

Chi fa (davvero) qualcosa per l’ambiente?

Se da un lato il cambiamento climatico genera ansia, dall’altro non sempre chi si dice preoccupato traduce questa consapevolezza in azioni concrete. Il rapporto Istat mostra che, sebbene 6 italiani su 10 temano gli effetti della crisi climatica, non tutti adottano comportamenti ecologici coerenti con questa paura.

Per esempio:

  • Il 71,4% degli italiani dichiara di fare attenzione a non sprecare energia, ma questa quota è in leggero calo rispetto al 2023;
  • solo il 20,2% usa mezzi di trasporto alternativi all’auto privata, nonostante la consapevolezza dell’inquinamento dell’aria;
  • il 29,8% degli abitanti del Sud acquista prodotti locali, mentre al Nord si tende più a evitare comportamenti di guida rumorosa per limitare l’inquinamento acustico (51,3%).

C’è un evidente divario tra consapevolezza e azione. Spesso, infatti, chi è più sensibile alle tematiche ambientali non ha le condizioni economiche, logistiche o sociali per vivere in modo più sostenibile. Per esempio, chi vive in una città con trasporti pubblici carenti può avere difficoltà a rinunciare all’auto, anche se è consapevole del problema dell’inquinamento atmosferico.

In breve chi è davvero più ecologico? Le donne sono in generale più attente a ridurre gli sprechi e a fare scelte di acquisto sostenibili. Mentre gli over 55 risultano più costanti nel risparmio di acqua ed energia. I giovani, infine, sono più propensi a usare mezzi di trasporto sostenibili, ma meno attenti alla riduzione degli sprechi quotidiani.

Questi dati ci confermano che la transizione ecologica non può essere lasciata solo alla responsabilità individuale. Va ribadito con forza: per trasformare la consapevolezza in azione, servono politiche ambientali efficaci, infrastrutture sostenibili e scelte collettive che facilitino il cambiamento.

* Giornalista pubblicista, impegnata sul rispetto dei diritti civili, scrive di geopolitica, economia e ambiente in diverse testate di attualità.

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