Le confutazioni di Giorgia

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Le confutazioni di Giorgia

di Serena Laporta – –

Confutazione : Critica diretta, mediante prove o argomenti circostanziati e puntuali, a dimostrare l’infondatezza o l’inconsistenza totale o parziale di qualcosa, convincendo del contrario. Così  il dizionario.

Il più grande confutatore della storia a noi nota, il tafano di Atene, il moscone ronzante che punzecchia la cavalla, la torpedine marina, acquattata sotto la sabbia che dà la scossa a chi la tocca,  Socrate, esasperava i suoi interlocutori attraverso domande,  dialoghi  e argomentazioni talmente incontrovertibili da condurre i malcapitati, alla fine,  ad  accettare i propri errori, a confutare e rigettare le proprie stesse idee e dichiarare la propria inesorabile ignoranza. 

La nostra presidente del consiglio, classe 1977,  azzarda  di tanto in tanto  la confutazione,  per convincerci dell’ ineluttabilità delle sue convinzioni, della raffinatezza delle sue tattiche per irretire gli alleati, e  delle blandizie strategiche verso l’ultimo re sul cui regno non tramonterà più il sole, tutto per il bene dell’umanità.  

 Ebbe a dire, ad esempio,   attingendo a una  sofisticata teoria economica, che “ la pressione fiscale aumenta con l’aumentare del numero degli occupati”. Cioè se cresce il lavoro crescono le tasse.  Eravamo rimasti  che se lavoravamo tutti, tutti pagavamo le tasse, le tasse scendevano. Ora ci vuole convincere del contrario,  e per il bene comune qualcuno dovrebbe  smettere di lavorare, così le tasse scendono. Ma questa rivoluzionaria teoria deve essere nota anche  ad altri fortunati  eletti, al Doge, ai Dogi o a Maga, o i Magi, che la applicano a man bassa al di là del mare, brandendo una bacchetta magica,  poche lapidarie parole, you are fired,   per liquidaredipendenti pubblici a migliaia, in tutti i comparti centrali e strategici dello stato. Anche lì scenderanno le tasse. Ma stiamo anche imparando che di là, a casa del  Doge, le cose, le strategie, i dazi,  si cambiano con una certa frequenza, come fossero mutande. Fondamentali le mutande, per un consunto deretano geriatrico che tanti aspirano a solluccherare. 

Socrate avrebbe inchiodato la presidente del consiglio, amministratrice del grande condominio  “Bel Paese” con la semplice domanda “Sei assolutamente certa che quello che stai dicendo corrisponda a verità?”

 Ci  ha poi dato lustro sentirla  affermare  che coloro che non concordano  con un  progetto di militarizzazione “sognano un’ Europa hippie”, e mentre lo  diceva, accidentalmente in campo  (ex) nemico,   giù applausi.  Ma si sa,  l’esito dello spettacolo è sempre l’applauso, come diceva un tale particolarmente allergico alla pubblica approvazione “ il pubblico applaude perché è presente, non tanto presente a se stesso, ma presente all’evento”.  Certamente la nostra presidente è troppo giovane per aver vissuto gli effetti del movimento hippie, troppo  ignorante per conoscerne le reali implicazioni sociali  e troppo arrogante per andare a cercarle,   semplicemente lo cita, lo butta lì “per vedere di nascosto l’effetto che fa”. D’altronde aveva apertamente dichiarato di non apprezzare particolarmente  Imagine  di John Lennon, per lei “inno dell’omologazione mondialista”, ( https://www.youtube.com/watch?v=uSFzHZQvXWs ) quindi non dobbiamo meravigliarci se preferisce  il nazionalismo al mondialismo, la guerra alla pace,  di cui vuole condurci a rinnegarne il primato, a noi, inutili idealisti.   Con la sua plateale confutazione vorrebbe che ammettessimo, al pari del  pubblico plaudente,   che un movimento indissolubilmente legato al pacifismo  non è plausibile, anzi è risibile.  Se Woodstock, il motto “Pace e amore”,  le camicie a fiori, i piedi scalzi, il patchwork, sono il lato folkloristico, di costume,  dall’altra parte  il movimento hippie ha influenzato milioni di persone, di giovani , prima americani poi in tutto il mondo, interessati alla non violenza, all’antimilitarismo, alla difesa delle minoranze e dei diritti civili ed  ebbe enorme influenza  nel movimento di protesta  del ’68, punto di svolta nella storia moderna, crocevia di conquiste di diritti, di cui abbiamo finora goduto tutti, lei inclusa.  Quindi perché ricusarlo oggi? Non abbiamo forse oggi più che mai bisogno di  qualcuno  che voglia piantare fiori e non cannoni?  Non sarebbe meglio che i ragazzi prima di uscire imbracciassero una  buona scorta di condom  invece che attingere coltelli nei ceppi in cucina?

Anche in questo caso Socrate avrebbe apostrofato  “Sei veramente convinta che quello che dici è buono, è positivo ?”

Ma abbiamo potuto assistere a un  miglior tentativo di confutazione, quello del  Manifesto di Ventotene, da cui, estrapolando  con foga tribunizia un paio di frasi, la presidente del consiglio ha voluto far scoppiare un mortaretto proprio lì, in mezzo  al parlamento, pur conoscendo la storia di quel testo, le circostanze in cui è fu pensato e le successive revisioni storiche degli stessi autori. Più che solida confutazione anche questa  sortita è un sasso lanciato da una fionda, l’unico che ha pianto è colui che se l’è beccato in un occhio. Il tafano di Atene avrebbe infine chiesto “Quello che mi vuoi dire è veramente utile?”

Il vecchio saggio  avrebbe concluso “Bene, se ciò che vuoi dirmi non è vero, non è buono e non è utile, perché me lo dici?

Perché ci dice queste cose? La nostra presidente del consiglio, sorella maggiore d’Italia, underdog, borgatara, Giorgia una de noi,  ha avuto tutto il tempo per prepararsi ad  affrontare, da leader,  la precarietà, la disgregazione delle famiglie, l’inverno demografico, la solitudine delle periferie, le accise, le vecchiaie degli altri  e tutte le angoscianti questioni che ci ha vomitato in faccia per anni, brandendo  senza freni  il martello dell’odio verso le élite, i professoroni, i comunisti col Rolex , i sostenitori dei diritti civili, i borghesi abitanti delle ZTL, i migranti, le famiglie arcobaleno, ed è parso a tanti che lei avesse ogni soluzione,  doveva solo convincere  che tutto il marcio fosse lì, dove indicava lei,  che lei avesse scoperto l’errore, e alla facilità di scovare l’errore e chi lo commise  ne sarebbe seguita un’ altrettanto facile soluzione, bastava piazzare gli ignoranti pretoriani nei posti giusti, formare la brigata delle pecore.

Ma si sa che tra il dire e il fare ci sono mari tempestosi da attraversare, e guerre da guerreggiare, e lezioni da imparare. Occorrono capitani coraggiosi, comandanti in campo senza paura e saggi da emulare. Difficile immaginare i ministri in servizio fare il giro del mondo in triciclo, predicando la moltiplicazione del vino e la costruzione di ponti d’oro e come titolo di preferenza fornire lauree stampate al ciclostile.

Non ci attendevamo di certo che la presidente improvvisamente cambiasse la sua visione e la sua cultura politica, tutt’altro, ne saremmo sorpresi. Tuttavia poiché nel tempo si è guadagnata una certa credibilità, almeno tra il suo elettorato  tipicamente di destra e tra l’elettorato tipicamente qualunquista, ci saremmo aspettati che questa credibilità non venisse sprecata con atteggiamenti “ho visto cose che voi umani…” perché la credibilità di una donna è un’arma di sopravvivenza insostituibile, la credibilità di una donna è una delle fondamentali conquiste  di quei movimenti  del  “Pace e amore” che lei aborrisce.  La credibilità di una donna, cioè una donna che viene creduta, ha consentito il riconoscimento di reati come lo stupro, lo stupro coniugale, la violenza domestica, le molestie sul lavoro, il diritto al voto e  il diritto allo studio.  

Quanto il tempo degli slogan passa, la credibilità non va sprecata, la credibilità è un grimaldello e non un chiavistello; apre nuovi orizzonti e prospetta nuove idee, visioni alternative, futuro possibile. Nulla di tutto ciò avviene. Non un’idea, non un pensiero nuovo, nessuna visione. Sulle guerre, sul clima, sui femminicidi,  sulla precarietà, sulla povertà, sul lavoro, sull’industria.  Le misere ripicche di partito con cui si tenta di piegare la Costituzione non aprono ad un futuro di pacifica convivenza, le sbandierate riforme Accordo Albania, Piano Mattei, Autonomia Differenziata e Premierato, Sicurezza, Riforma Fiscale, Politiche industriali, Natalità e supporto alle famiglie, Politica estera,  quando non totalmente fallite come la Misura 5.0   e il taglio del cuneo fiscale, sono rimaste delle scatole vuote, i fatidici 10 punti del piano di Giorgia, giacciono come  avanzi incommestibili da dare ai cani sotto al tavolo.   Con spirito altero però la presidente si porta  a spasso in giro per il mondo la sua sicumera,  nient’altro che spirito di autoconservazione espresso in tailleur Armani.

Ma non basta un completo Armani per essere più credibili di Sbirulino.

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