I Deportati Salentini Leccesi nei Lager nazifascisti*

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I Deportati Salentini Leccesi nei Lager nazifascisti*

di Ippazio Antonio Luceri(Pati) –

8750 PRIGIONERI dei TEDESCHI

Se con la prima edizione del volume “I Deportati Salentini Leccesi nei Lager nazifascisti” avevo tolto dall’oblio e dato voce a ben 7157 soldati e ufficiali della provincia di Lecce, catturati e prigionieri dei nazisti, deportati nei lager (stammlager/stalag, campo di prigionia per i soldati ed i sottufficiali, offizierslager/oflag, campo di prigionia per gli ufficiali), internati nei durchgangslager/dulag, campi di transito, in Grecia e reclusi nei vari campi di concentramento e prigioni della penisola balcanica e della Francia, oggi, con questa nuova edizione, il loro numero sale a ben 8713.

Arricchendosi, così, di ben altri MILLECINQUECENTOCINQUANTASEI nominativi, corredati da altrettante schede biografiche, sintetiche senza dubbio – e non poteva essere altrimenti – poiché mi occorrerebbe qualche secolo di vita in più per poter redigere una biografia esaustiva per ognuno dei “MIEI” deportati.
Con profonda e tenera UMILTÀ desidero rimarcare la mia mia vicinanza, empatia e appartenenza al mondo variegato della DEPORTAZIONE e, parimenti, con altrettanto ORGOGLIO per esser riuscito in questa impresa. Non si trova ancora, in nessuna biblioteca d’Italia, una RICERCA di tal genere e portata per tutta l’Italia centro meridionale. Ad ogni nuovo nominativo che aggiungevo al plurimillenario elenco, una gioia ineffabile mi pervadeva, grato di averlo espunto dai faldoni polverosi dei fogli matricolari e reso onore ad un altro dei “DIMENTICATI, TRADITI, DISPREZZATI” dalla STORIA, facendolo conoscere, apprezzare, AMARE, rendendolo pertanto, IMMORTALE.

Se tale ricerca aggiornata ma non ancora del tutto esaustiva, è stata possibile, lo devo soprattutto:
a) alla consultazione dei fogli matricolari del Distretto militare di Lecce, di Brindisi e Taranto (presenti nei Fondi dell’Archivio di stato di Lecce) nonché di quelli dei Distretti militari di Bari (presso l’Archivio di stato di Bari) e della BAT (presso l’Archivio di stato di Barletta), relativi alle classi di leva dal 1906 al 1924.
b) alla pubblicazione degli elenchi dei soldati, rimpatriati dalla prigionia, forniti dalla Croce Rossa italiana (anche se molti dati non sono corretti sia per ciò che concerne l’esatta trascrizione dei cognomi sia che per ciò che riguarda la data di nascita);
c) alle 250000 schede biografiche, presenti nel LeBI (Lessico Biografico IMI), pubblicate su Internet, a cura dell’ANRP (Associazione Nazionale reduci dalla prigionia).
d) alla documentazione relativa ai prigionieri di guerra, nelle mani dei tedeschi, presente, presso l’Archivio Segreto Vaticano.

Ma quest’opera, come già più in alto riportato, non può considerarsi del tutto conclusa. Mancano ancora molti tasselli da aggiungere poiché molta documentazione, per motivi diversi, è ancora di difficile accesso e spesso non consultabile.
Da parte mia, un solo desiderio: fornire degli INPUT.
Un MONITO per seguire CHI ha già preso il testimone di questa ricerca.
Valgano per TUTTI TRE esempi: del luogotenente dei. CC. Sign. Donato COLUCCIA che, prendendo le mosse dal mio primo libro, ha redatto due bellissime monografie sui DEPORTATI di MIGGIANO e di SPECCHIA e del Maresciallo della GdF. Sign. Salvatore QUARTA che ha voluto, partendo dalle memorie del suo amato padre, donare ai suoi concittadini di Monteroni un bellissimo libro sui deportati “de Muntruni”.

Un MONITO per tutti i DIRIGENTI e le DIRIGENTI degli istituti scolastici leccesi, per i DOCENTI e le DOCENTI nonché per tutta la gioventù studentesca – che partirà con i “treni della memoria” per visitare ciò che sono stati e rappresentano, tutt’ora, i lager tedeschi – che, in quei lager, non ci furono solo cittadini di religione ebraica ma cattolici, ortodossi, testimoni di Geova, atei, comunisti, socialisti, repubblicani, liberali, democratici, popolari, anarchici, greci, francesi, albanesi, slavi e di russi “sovietici” che furono ben 5, 7 milioni e di cui 3.300000 deceduti di stenti o di esecuzioni sommarie.

Né mancarono gli ITALIANI in quei gironi infernali.
Furono 650.000, gli italiani catturati dalla Wehrmacht e deportati nei campi per prigionieri di guerra e di questi 25.000 persero la vita.
E non ci fu angolo della nostra amata provincia di Lecce che non pianse lacrime amare per i suoi 8713 prigionieri nelle mani dei soldati del 3° Reich.
OTTOMILASETTECENTOTREDICI PRIGIONIERI fra cui, 719, i deceduti nei lager tedeschi, durante la prigionia, la deportazione o a causa dei postumi della stessa.
In questa nuova edizione, ho volutamente, capovolto l’impostazione originaria. Non più un elenco alfabetico sommario dei deportati ma un elenco dei deportati all’interno dei relativi comuni di nascita della nostra provincia, in ordine alfabetico dopo quelli del comune di Lecce, il capoluogo.

Voi, dunque, che andrete a visitare quei luoghi, sappiate e vogliate chiedere informazioni sui vostri parenti o concittadini, un tempo reclusi in quei luoghi lontani.
Da oggi – e sono molto contento – sarà tutto più facile per VOI, Dirigenti, Docenti, Studenti e Studentesse poiché alla fine del 3° TOMO, troverete un allegato con l’elenco, senza dubbio non esaustivo, dei vari lager, nel cui campo, sottocampi e Arbeits Kommando/Ar. Kdo (stanziati spesso in prossimità dei luoghi di lavoro e che ospitavano i prigionieri di guerra destinati al lavoro coatto o volontario) erano stati reclusi, per lunghissimi mesi, i nostri concittadini.

Questa nuova edizione, inoltre, è notevolmente impreziosita, grazie alle ben 360 fotografie presenti dei nostri prigionieri, molte delle quali scattate durante la prigionia e di cui avrò modo di ringraziare coloro che gentilmente me le hanno fornite, nella pagina che dedicherò ai ringraziamenti.
Fra pochi giorni, congederò il frutto delle mie ricerche al mio, ormai quadrilustre, tipografo di fiducia, il sempre caro Signor Amedeo GIORGIANI e l’adrenalina in corpo ancora non tende a scemare.

Da tre mesi e più, la sveglia mattutina è alle quattro, per correggere gli errori ortografici, limare e sistemare il testo; aggiungere fotografie, rimpicciolirle o ingrandirne il formato; eliminare la duplicità delle schede, ecc. ecc.
Dire che sono STANCO sarebbe troppo poco ma tale aggettivo non mi si addice.

Un giorno, 50 anni or sono, un giovanissimo feddayn di 11 anni e a cui, i sionisti che avevano occupato la sua TERRA di PALESTINA, avevano ucciso il padre, mi disse:
“Pati, feddayn musc’ tabàn = Pati, un feddayn non è mai stanco”.
Ed io, del suo insegnamento…ne ho fatto tesoro!

*Dal prologo della seconda edizione – (Giorgiani Grafiche Gennaio 2025)

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