Troppo grande, Alfredo! Devi trovare il mo di farla arrivare veramente ai destinatari questa "supplica" che non può che essere…
Burgesi Report – Parte seconda
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Burgesi Report – Parte seconda
di Alfredo Sanapo
Dopo la pubblicazione (querce.news del 7 aprile 2025) della cronistoria della discarica di Ugento, la vicenda continua con inchieste, l’ombra delle mafie, pentiti e ipotetiche riaperture.
LA PRIMA INCHIESTA
il 12 dicembre 2006 nacque un’inchiesta per la denuncia presentata alla GdF di Gallipoli dall’imprenditore, Bruno Colitti, che raccontò di come gli fosse stato chiesto di occultare a Burgesi rifiuti tossici e speciali. Colitti accusò la ditta che aveva ricevuto l’appalto per realizzare la bonifica dell’area di aver interrato i rifiuti anziché rimuoverli. L’inchiesta fu archiviata, ma la famiglia dell’imprenditore subì una serie di atti intimidatori. In quel periodo, la tensione ad Ugento era davvero alta: una bomba carta fu fatta esplodere vicino al Palazzo Comunale, due macchine date alle fiamme, una proprio del sindaco di Ugento dell’epoca, Eugenio Ozza. I lavori di bonifica si concludevano a giugno 2007, con un collaudo finale positivo.
Poi, però, in tutto il 2008 continuarono le indagini sulla gestione della discarica da cui emersero sospetti e denunce di smaltimenti illeciti di rifiuti tossici durante il processo di bonifica e fioccarono accuse contro alcune ditte coinvolte nella bonifica.
LA NASCITA DEI COMITATI CIVICI
Nel 2008 i comuni dell’ATO-2 concludevano il proprio conferimento nelle discariche di Fragagnano e Grottaglie per le quali il presidente della Regione Vendola aveva predisposto un anno di conferimento. Il 31 dicembre 2008, alla scadenza dell’ordinanza, furono dati ordini agli autocompattatori di conferire a Burgesi che funse da discarica di soccorso.
Da lì, le prime proteste delle popolazioni di Gemini, Ugento, Presicce e Acquarica del Capo dove nascono diversi comitati, fra cui *Burgesi pulita” di Mario Ricchiuto e “Io Conto“ di cui faceva parte don Stefano Rocca, il parroco di Ugento che poi verrà trasferito. Si creò un clima pesante che nel giugno del 2008 sfociò nell’omicidio del consigliere provinciale Peppino Basile che su Burgesi sposò una battaglia per la legalità parlando di una bomba ecologica. Le proteste culminarono con l’occupazione delle vie di accesso alla discarica il 1° gennaio 2009. Il 13 febbraio 2009 la discarica veniva sequestrata dalle autorità giudiziarie per sospetti di smaltimenti illeciti e pericoli ambientali e chiusa il giugno successivo.
LA SECONDA INCHIESTA
Il 28 dicembre 2016, in base alle dichiarazioni dell’imprenditore Gianluigi Rosafio di aver smaltito illegalmente 600 fusti di PCB in discarica negli anni ’80-’90, partiva un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone e condotta dai carabinieri del NOE e del Nucleo investigativo di Lecce. Le indagini accertarono la presenza dei fusti sepolti, ma, pur rilevate tracce di inquinanti nel percolato, la falda non sarebbe stata inquinata. Tuttavia, rimasero le preoccupazioni per la salute dei cittadini per la mancanza di bonifiche adeguate.
ANTEFATTI DELLE RECENTI AGITAZIONI
Nel 2021 durante l’approvazione del Piano Regionale dei Rifiuti, si discuteva della chiusura e bonifica della discarica di soccorso di Burgesi. Nel 2022 la discarica chiudeva per saturazione, ma la Regione iniziava a considerarne la riapertura per gestire l’emergenza rifiuti. Finché, l’11 febbraio 2025 la Giunta Regionale non approva una delibera che prevede di accogliere 190.000m³ di rifiuti indifferenziati provenienti dalla discarica di Autigno verso fine 2025.
IL BRACCIO DI FERRO
Questo ha provocato una forte opposizione da parte della comunità locale e del comitato civico “No Burgesi” che ravvisa il pericolo dell’avvio di una nuova stagione di emergenze ambientali e tensioni sociali.
Il 2 marzo 2025 il C.C. di Ugento approva una mozione per contrastare la sopraelevazione della discarica e la delocalizzazione dei rifiuti, ribadendo la propria contrarietà alla riapertura del sito.
Il 10 marzo 2025 nella V Comm. Ambiente della Regione, il vicesindaco di Ugento e i sindaci di Taurisano, Presicce-Acquarica e Salve hanno sottolineato che il territorio in cui ricade la discarica ha dato in ogni forma e misura e si ritrova a ricevere una quota aggiuntiva di rifiuti. La scorta delle loro valutazioni è costituita dai dati dell’Atlante dei Tumori 2024 della ASL Lecce, che ha evidenziato un aumento significativo dell’incidenza di tumori a Ugento, nella frazione di Gemini e nel distretto sanitario di Casarano correlato all’inquinamento ambientale. Nella stessa sede il direttore del Dipartimento Ambiente, Garofoli, ha precisato che la Regione non si trova in stato di emergenza, ma la rete impiantistica deve essere realizzata secondo il Piano approvato nel 2021 a causa di un basso indice di recupero dell’indifferenziato (40%). Egli ha assicurato che saranno previsti monitoraggi semestrali dello stato qualitativo della falda sino all’entrata in esercizio del sito e altri monitoraggi più stringenti da attuarsi in fase di esercizio e di post-gestione.
Il 24 marzo 2025 su richieste dei consiglieri Pagliaro e Casilli si è tornati a discutere sulla sopraelevazione nell’ambito dell’integrazione del Piano dei rifiuti. È intervenuto anche il vicesindaco di Ugento, informando che il C.C. comunale si è espresso unanimemente contro la decisione della delibera. Infine, l’assessora regionale all’Ambiente, Triggiani, ha spiegato che, nonostante quanto sostenuto dagli intervenuti, i procedimenti in corso relativi agli impianti in oggetto “non hanno evidenziato alcun tipo di criticità, né ambientale, né per la salute pubblica”.
Come si è visto, nella vicenda ci sono stati numerosi colpi di scena, momenti di stasi, risvolti clamorosi, forzature e cavilli tecnici. Ciò, unito ad una situazione ancora in divenire, tra corsi e ricorsi, lascia presagire un braccio di ferro né di breve durata né dall’esito scontato fino alla scadenza dei termini entro cui la Regione dovrà decidere definitivamente. Tra iniziative dimostrative e azioni legali concrete sembra esserci una coesione di intenti tra amministrazioni e cittadini. La capacità di ricezione dei rifiuti si è esaurita già nel gennaio 2022 e una decisione conforme alla delibera dell’11 febbraio non sarebbe razionalmente comprensibile. Oltre al certificato danno per la salute connesso alle attività di discarica, si rischia la beffa legata al periodo preelettorale: alcuni candidati al Consiglio Regionale potrebbero cavalcare l’onda del dissenso per fare il pieno di voti ma, una volta eletti, potrebbero dimenticare le loro promesse e soprattutto gli elettori. Almeno fino alla prossima tornata elettorale.
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