Ci estingueremo
Io albero
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Io albero
di Michele Massimiliano Mangiullo –
Lo sconforto a Tricase Porto
“Ora sentiva perfino un’onda di opaca amarezza, come quando le gravi ore del destino ci passano vicine senza toccarci e il loro rombo si perde lontano mentre noi rimaniamo soli, fra gorghi di foglie secche, a rimpiangere la terribile ma grande occasione perduta“. Un passaggio strepitoso di Buzzati ci colloca immersi nella natura e la suggestiva immagine dell’uomo solo e nudo, davanti al suo io a riflettere su ciò che sarà domani perchè oggi è ciò che ieri non è stato, diviene detonatore di riflessioni esistenziali ataviche.
Una serie di dicotomie mentali che sfumano tra la nebbia emotiva ed il fruscio di foglie secche ,colonna sonora dal retrogusto amaro e metafora dei giorni non vissuti, caduti dall’albero della vita sul terreno dell’oblio , tessere grigie di un mosaico morente. Questa sovrapposizione tra albero e uomo identifica la linfa vitale del rapporto osmotico tra persona e natura. Risulta suggestivo partire da un’esperienza letteraria per riflettere sull’ambiente come tema della vita; ma questo non è forse fortemente identitario di una sensibilità che ci sta sfuggendo di mano?
Non è forse segno inequivocabile di un richiamo ad una sorta di ridimensionamento della nostra presunzione di voler dominare tutto e tutti? L’uomo ragionevole concepisce l’importanza di ogni essere vivente perchè siamo tutti interconnessi, non occorre dominare con prepotenza e protervia puntando solo al profitto ed alla crescita smisurata calpestando ed abbattendo tutto e tutti, dobbiamo solo progredire ,azione antitetica alla crescita.
Questa mia esortazione non è assolutamente un monito bensì un augurio ,una sorta di presagio felice per un cambio di prospettiva avente come parametro di riferimento gli alberi ,” colonne viventi del tempio “il cui amore è fine a se stesso, una sorta di bene incondizionato, forse una tra le piu’ alte forme di benevolenza assoluta. Sono la gioia dei nostri occhi fanciulleschi, sono filtri contro l’aria insalubre, sono profumi e unguenti medicamentali, sono cibo e sono casa, sono calore e sono frescura, sono musica e sono cultura, sono alberi ed erano tricasini……ahimè… oramai da pseudo vecchio compaesano rompo in modo sgrammaticato un pensiero con velleità liriche per ricordare quei pini di viale stazione ,del Liceo Stampacchia, di via Leone XIII, del vecchio magistrale, dell’asilo Caputo per poi continuare con gli eucalipto di Via Duca degli Abruzzi per arrivare alle tullie degli asili ed alle capitozzaure assurde di tutti gli esseri viventi verdi all’interno delle aree scolastiche.
Ahimè ,e scusate per l’allitterazione, sono veramente sconfortato e forse più di me dovrebbero esserlo i responsabili del verde comunale che non lesinano firma alcuna per crescere ma certamente non per progredire. Questa breve arringa di matrice ambientalista è semplicemente un testo rapsodico di un tema che sarà centrale negli anni futuri e forse un domani riusciranno a capirlo anche coloro i quali oggi sono i boia ecologici.
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Condivido tutto, purtroppo i governucoli che sono a palazzo gallone hanno materia grigia secca e tale stanno rendendo Tricase.. non vi è verde … solo spianate di sassi.. vergogna. Tricase è proprio un brutto paese.. ahh dimenticavo centri commerciali..
Hai ragione Donata,mi fa piacere riscontrare una comunione di vedute…con la speranza di poter essere numerosi nel manifestare il nostro dissenso al prossimo ecocido…