Dall’impegno per la salute della comunità alla personale esperienza della malattia

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Dall’impegno per la salute della comunità alla personale esperienza della malattia

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di Eleonora De Gaetani – –

Ho voluto intervistare Catia perché è una donna, una madre del mio quartiere, l’Oratorio, e perché l’ho sempre guardata con ammirazione per la sua forza di volontà e la sua dignità. Credo fortemente nella condivisione delle esperienze di vita, belle o brutte che siano, perché ognuno di noi possa trarne insegnamento. Ascolto storie ogni giorno ed ogni persona per me è un universo misterioso e bellissimo. Catia è un universo meraviglioso che bisogna conoscere.

Ciao Catia, ti va di raccontarci la tua storia e il tuo impegno per Ugento e l’ambiente?

«Mi sono sempre fatta la domanda del perché molte delle donne che abitavano sulla mia strada si ammalassero di cancro al seno. Ho sempre pensato che non poteva essere una semplice coincidenza. La mia rabbia ha cominciato a prendere forma nel 2009, quando mio figlio si è ammalato di leucemia. Un’esperienza che ti squarcia l’anima, vedere bambini di tutte le età che vivono praticamente reclusi negli ospedali, cercando di avere la meglio sulla malattia, non sempre vincendo la propria battaglia. Nell’agosto del 2009, mentre ero in ospedale, ho fatto un sogno: c’era Giovanni Paolo II che, rivolgendosi a me, diceva “Bisogna avere il coraggio di cambiare”. Mi sono sempre chiesta il significato di quelle parole. Poi mi è venuta in mente un’affermazione del beato Piergiorgio Frassati, che ho imparato a conoscere durante il mio cammino come educatrice in Azione Cattolica, che diceva così: “Vivere senza fede, senza grandi ideali da raggiungere, lottando con coraggio, non è vivere ma far finta di vivere e noi non dobbiamo far finta di vivere, ma vivere!”. Così ho dato significato a quelle parole: forse Dio chiedeva il mio impegno su salute e ambiente. Nel 2015 è arrivata la mia malattia e, da quel momento, ci ho riflettuto più del solito, poiché anche nel mio caso era un cancro al seno. Mi è sembrata un’incidenza troppo alta: non poteva essere una banale coincidenza. Così ho stampato una cartina del mio quartiere e ho evidenziato le case delle persone che si erano ammalate di cancro al seno e anche di altre tipologie di tumore. Tante, troppe! Con questa cartina mi sono rivolta alla dottoressa Mangia del Cnr, la quale, essendo una persona informata su questi problemi, non si è stupita. Tramite lei, in un convegno ho parlato con il direttore del Dipartimento di Igiene e prevenzione della Asl di Lecce, il dottor Giovanni De Filippis, che mi ha dato appuntamento nel suo ufficio. Mi sono presentata con quella cartina: un documento che lasciava tutti senza parole. Ho chiesto innanzitutto se fosse possibile controllare le emissioni delle antenne dei ripetitori telefonici, anche perché, da persona ignorante in materia, ho avuto il dubbio che dove gli ombrelli di emissione delle onde si accavallano, queste potevano diventare il doppio o il triplo. Dopo poco, il giorno del mio compleanno del 2016, sono stata contattata dal braccio destro del dottor De Filippis, il dottor Prisco Piscitelli, che mi ha dato la notizia che qualcosa si sarebbe fatta. Si sarebbe cominciato, appunto, dal misurare le onde elettromagnetiche ad alta frequenza. Così, di concerto con Arpa, è stato fissato il giorno in cui sarebbero state misurate le onde. A quella misurazione è stata presente una rappresentanza dell’associazione AttivaMente, tra cui io. Risultato: le misurazioni erano entro la soglia stabilita dalla legge. Quindi non era quella matrice che bisognava approfondire. Noi abitanti di Ugento e Gemini lo sapevamo già, in quanto il nostro territorio, essendo carsico, è ricco di cavità, grotte, inghiottitoi nei quali è stata sversata ogni sorta di materiale inquinante e pericoloso. Della presunta presenza di fusti di rifiuti tossici interrati in località Burgesi, in quel periodo, ha dato notizia anche la Procura di Lecce. A ciò si sono aggiunte le testimonianze della gente del posto. Nel frattempo è stata messa in onda una trasmissione televisiva sull’emittente TopVideo, alla quale molti di noi cittadini di Ugento hanno partecipato, io compresa. Lì sono stata notata dalla signora Caminada, che tramite la dottoressa Mangia mi ha contattata. Ma facciamo un passo indietro: un nostro conterraneo, un salentino di Salve che vive in Svizzera, lo scrittore e giornalista Giovanni Sammali, ha scritto un libro dal titolo “Salento, destinazione cancro”, successivamente cambiato in “SOS Salento, paradiso perduto?”. Quel libro è stato notato al Salone del libro di Ginevra da una regista svizzera di origini venete, la signora Tiziana Caminada, che si occupa di questi problemi in varie parti del mondo. La signora ha preso a cuore il problema del nostro Salento (Taranto, Cerano, Galatina, Supersano, Ugento), perché fino a quel momento aveva pensato che questo fosse un luogo di mare pulito, con coste selvagge, ulivi secolari, terra sana e fertile. È arrivata nel Salento ed ha cominciato ad interessarsene, fino a decidere di realizzare un docu-film per denunciare ciò che succedeva e tenere alta l’attenzione. Ha voluto incontrare le persone di cui aveva sentito parlare: la dottoressa Mangia, Luigi Russo, il dottor Serravezza e tanti altri. Tramite Mangia è arrivata a me, e io le ho dato subito disponibilità, cercando di coinvolgere altre persone. In quell’occasione mi è stato detto che quel genere di attività avrebbe danneggiato il turismo. Mi è dispiaciuto tanto sentirmi dire quella frase, perché chi ha partecipato a quel docu-film aveva il solo intento di denunciare le malefatte e difendere il territorio. Chiedere alle istituzioni e a chi di competenza di fare qualcosa per il bene non tanto nostro, ma dei nostri figli, che hanno già pagato abbastanza, anche con la vita. Questo non è giusto. Nessun bambino dovrebbe patire quel genere di torture! Nel corso degli anni non sono state mantenute le promesse fatte dalle istituzioni. Contemporaneamente abbiamo più volte, con altre associazioni anche dei paesi vicini, cercato di creare un consorzio per la difesa del territorio e per chiedere giustizia. Ma è stato abbastanza difficile, perché molti non hanno voluto compromettersi. Una cosa assurda, perché dovremmo essere tutti compatti».

Cosa pensi ad oggi di questa situazione?

«Ad oggi, marzo 2025, non solo non abbiamo visto nulla di quanto promesso: messa in sicurezza della discarica, dati delle misurazioni, eccetera, ma addirittura dobbiamo combattere contro le istituzioni, i nostri stessi rappresentanti, vista la notizia dell’intenzione di sopraelevare ancora la discarica di Ugento con altri rifiuti. Cerco nel mio piccolo di fare quello che posso, ma ci vuole la collaborazione di tutti, nessuno escluso. Cittadini che imparino a rispettare l’ambiente ma soprattutto istituzioni che facciano gli interessi dei cittadini. Quando si parla di salute dovremmo parlare tutti la stessa lingua, ma oggi non è così. Ogni tanto ritroviamo orribili novità contro cui combattere. Questo è molto triste! Addirittura dobbiamo difenderci da chi ci dovrebbe proteggere».

Quanto è importante per te la fede?

«Sicuramente la fede mi aiuta ad affrontare la malattia, perché chiedo a Dio la serenità e la forza di andare avanti per superare questi momenti per il bene della mia famiglia. Per me anche questo è un miracolo».

Affrontare la malattia è molto difficile e lo stato d’animo è molto importante anche per il corso della stessa. Come fai ad essere sempre così combattiva?

«In molti mi dicono che apprezzano la mia forza di andare avanti: sicuramente non è opera mia, ma io ce la metto tutta per fare la mia parte. Per il resto, mi rimetto nelle mani di Dio, ho fiducia che non mi abbandonerà. Nel “Messaggio di tenerezza”, conosciuto anche come “Orme sulla sabbia”, si legge: “Ho guardato indietro e ho visto che per ogni giorno della mia vita apparivano orme sulla sabbia: una mia e una del Signore. Così sono andato avanti, finché tutti i miei giorni si sono esauriti. Allora mi sono fermato guardando indietro, notando che in certi posti c’era solo un’orma… Questi posti coincidevano con i giorni più difficili della mia vita; i giorni di maggior angustia, maggiore paura e maggior dolore… Ho domandato allora: Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me in tutti i giorni della mia vita, ed io ho accettato di vivere con te, ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia vita? Ed il Signore ha risposto: Figlio mio, io ti amo e ti ho detto che proprio nei giorni difficili della nostra vita, in cui noi potremmo pensare che Dio ci ha abbandonati, sono proprio quelli in cui ti ho portato in braccio”. Se questo può essere di esempio per altre persone, non posso che essere contenta. Per chi non l’avesse ancora fatto, vi consiglio di vedere il docu-film “Inferno in paradiso” o leggere il libro da cui è tratto: è la storia vera di un poliziotto, Roberto Mancini, che ha cercato di combattere la mafia dei rifiuti rimettendoci la vita, essendo venuto in contatto con rifiuti pericolosi. È possibile vederlo su RaiPlay. Buona vita a tutti».

Grazie Catia, per le tue parole, per la tua disponibilità a voler condividere con noi i tuoi pensieri e la tua forza. La tua testimonianza possa essere d’aiuto per tante altre persone che silenziose combattono come te!

Tratto da “Vita Nostra”, periodico della Parrocchia San Giovanni Bosco di Ugento, Marzo Aprile 2025, pagg. 2-4

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