Dissertazione di umana etologia

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Dissertazione di umana etologia

di Titti Mastria – –

Ci vuole una certa dose di esperienza per sapersi tirare indietro e non insistere, specialmente se le strade sono state già battute e serrate più volte, e sempre si sono rivelate fonte di cadute più o meno rovinose. Quando non si ha più la scusante della giovanile irruenza e del vigore entusiastico dei vent’anni, sarebbe buon costume osservare e ritirarsi dinanzi al focolare della pazienza, volgendo gli occhi del sé verso il proprio modo di essere persona e chiudendo relazioni squilibrate di qualsiasi natura, o riducendole ai termini dell’uso sapiente. Purtroppo l’interiorità gioca brutti scherzi e porta a cavalcare insoddisfazioni affettive del passato remoto, pretese di riconoscimento negato, in proiezioni improbabili ed ottundenti.

La nostra vita si colloca nella scelta quotidiana, quando non incomba la fatalità perentoria che a volte ha un nome umano, altre non; sta a noi osservare i καιροί, le occasioni, e, anche nella difficoltà, leggere l’esperienza, osservarne la semantica profonda, nei giorni, non per forza attraverso silenti meditazioni, che lascerei ai guru ed agli illuminati, ma semplicemente guidando, mangiando, lavorando, insomma, vivendo.

Noi tutti, in fondo, vogliamo essere felici, e la felicità ha l’immagine che noi le diamo, a volte, inaspettatamente, quello della lamentela per essere ascoltati e della scorrettezza per essere visti.

 Siamo quello che vogliamo essere, un ricamo più o meno raffinato su stoffe diverse di una grande tela, magari intessuta da una mano sapiente.

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