Ci estingueremo
Il Mondo alla Fine del Mondo
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Il Mondo alla Fine del Mondo
di Serena Laporta
Non è la prima volta che qualcuno venga inghiottito da una balena. Ma ogni volta ci impressiona.
Hanno fatto il giro del mondo le immagini del 13 febbraio 2025 del giovane canoista venezuelano che pagaiando sul suo kayak in una delle baie di Punta Arenas, viene improvvisamente inghiottito da una megattera, per poi esserne rigurgitato subito dopo. Una gran fortuna. Come per Pinocchio e Geppetto, come Giona. Siamo nella Terra del Fuoco, nell’estrema punta meridionale del Cile, dove milioni di anni di feroci tempeste hanno frantumato la terra in una miriade di schegge, isolotti come diamanti, cale, secche, montagne, ghiacci. Quella terra che Sepulveda chiama fine del mondo, non come ultima frontiera, conosciuta e conquistabile, ma luogo dell’ultimo ritorno, il rifugio finale, la tana, il nido, l’utero materno.
Il Mondo alla Fine del Mondo è uno tra i tanti romanzi di impegno civile di Luis Sepúlveda.
La Terra del Fuoco – in questo luogo remoto e atavico decide di ritornare un uomo, spinto dalla impellente necessità di scoprire cosa è accaduto a diciotto marinai giapponesi imbarcati su di una nave che avrebbe dovuto trovarsi in navigazione lungo le coste dell’Africa e non laggiù dalle parti dello stretto di Magellano. È veramente una nave fantasma. I diciotto marinai sono morti e le notizie su di essi sono scarsissime, misteriose, segrete. Il viaggio dell’uomo inizia dall’aeroporto di Amburgo per concludersi dopo innumerevoli scali, sbarchi reimbarchi, traversate, quando con l’aiuto di personaggi coraggiosi finalmente scopre cosa è successo negli anfratti tempestosi della Terra del Fuoco. Si è consumata una carneficina, il mare si è tinto di rosso, brandelli di pelle galleggiano ovunque, si sono formate montagne di scheletri scarnificati. Nonostante i divieti internazionali e le leggi sulla protezione delle specie e dell’ambiente, con il favore di istituzioni compiacenti e corrotte una nave baleniera giapponese ha avuto il permesso di cacciare i grandi cetacei di cui ha fatto strage mediante un assurdo sistema di pesca, una gigantesca idrovora. Ma è accaduto altro, qualcosa di inatteso, che solo i nativi del luogo, gli ultimi indios, comprendono.
“Poi, obbedendo a un richiamo che nessun altro uomo ha mai sentito in mare, un richiamo così acuto che lacerava i timpani, trenta, cinquanta, cento, una miriade di balene e di delfini nuotarono rapidi fin quasi a toccare la costa, per poi far ritorno ancor più velocemente e sbattere la testa contro la nave… a ogni carica molti di loro morivano con le teste fracassate, i cetacei ripeterono gli attacchi, finché il Nishin Maru, spinto contro la costa, minacciò di incagliarsi” , così sono morti diciotto marinai, nel sabba improvviso delle balene e i loro amici delfini. La natura dà e la natura prende.
Nonostante l’apparenza di un racconto di formazione, nella prima parte difatti assistiamo all’iniziazione del protagonista adolescente che durante le vacanze estive finalmente può allontanarsi dalla famiglia per accedere al mondo dei grandi, alla marineria, a sperimentare l’autodeterminazione, la capacità di decidere e scegliere, di provare la prima bevanda alcolica, essere accolto , uomo, tra altri uomini, e nonostante la prosa semplice, limpida e veloce di Sepulveda, Il Mondo alla Fine del Mondo è tutt’altro che un romanzo per ragazzi, ci impone riflessioni cogenti sul nostro stare sulla Terra. Sepùlveda ci narra dei lontani ormai anni ’80, in cui si sono combattute coraggiose battaglie ambientaliste, piccole flotte navali hanno affrontato con determinazione giganti industriali rischiando la vita, a volte perdendola, solo per difendere il mare e i suoi abitanti. Ma come possono operare in questo tempo nostro, folle, indecifrabile, organizzazioni come Greenpeace, WWF , come potranno andare avanti inchieste su crimini ambientali perpetrati da organizzazioni sempre più potenti e impunite, mentre scienziati e studiosi vengono smentiti ed esautorati dalla saccenteria vacua di politici ignoranti; mentre i mari vengono solcati da nuove flotte che cacciano altre flotte che trasportano merce nuova, merce che respira, che ha un cuore e mani e occhi; l’armonia e la comunione con l’ambiente e le sue generose offerte, la conservazione della bellezza, il rispetto per la fauna e la flora selvatica può realizzarsi attraverso l’arrembaggio di dozzine di pullman straripanti di cafoni che affollano parchi, montagne, piccoli borghi, città d’arte, coste? Leggere e rileggere Il Mondo alla Fine del Mondo è necessario, per risvegliare in ognuno quel sopito senso di giustizia che riconosce a ogni essere vivente di aver, ricevere e tramandare, e custodire il proprio posto nel mondo.
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