Cent’anni di solitudine

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Cent’anni di solitudine

di Alfredo Sanapo – –

Riflettendo a ruota libera sui nuovi assetti mondiali alla luce degli incalzanti eventi internazionali e sul ruolo dell’Italia nello scacchiere geopolitico, mi è venuta in mente una corrispondenza con una vicenda narrata in “Cent’anni di solitudine” di Gabriel Garcia Marquez. Ivi esistono tre personaggi, due sorellastre, Amaranta (figlia naturale) e Rebeca (figlia adottiva) Buendìa, e un’italiano, Pietro Crespi, che ho pensato di assimilare rispettivamente agli USA, alla Russia e all’Italia.

Pietro entra più volte in casa Buendìa chiamato dal padre delle due donne, José Arcadio, per montare, accordare e riparare una pianola automatica e insegnare a suonarla. Rebeca confida subito il suo interessamento a Pietro, proprio come la Russia all’Italia per vendere i suoi prodotti, gas in primis. Pietro finisce per chiederle la mano ed inizia un idillio che ricorda quello scoppiato tra Putin e Berlusconi in tempi non sospetti.

Ma purtroppo c’è chi è geloso. Amaranta, anch’essa invaghitasi di Pietro, contrasta l’amore nell’ombra e riesce più volte a far rinviare la data delle nozze sfruttando ogni occasione e ogni debolezza, così come gli USA trovavano sovente la maniera di denigrare il “concorrente” affibbiando al suo capo le peggiori infamie (qualcuna confermata, molte no).

Nonostante l’assidua, premurosa e casta frequentazione di Pietro, la promessa sposa si stanca e cede alle tentazioni del fratellastro insieme al quale viene cacciata dalla casa paterna in virtù della relazione semi-incestuosa: similmente la Russia attaccava l’Ucraina e, in nome di conquiste territoriali (il nuovo amore), rompeva le relazioni con i paesi UE (famiglia d’origine) e con l’Italia (Pietro).

Finito il periodo di lutto per la prematura morte di Remedios Moscote, cognata delle due contendenti, Amaranta concupisce Pietro finché quest’ultimo non la chiede in isposa: analogamente l’UE (e quindi l’Italia), fomentata dagli USA, dapprima non comprava più gas russo e decideva di rifornirsi da “paesi amici” a prezzi apparentemente più convenienti (seduzione) e poi imponeva sanzioni economiche alla Russia e sosteneva la fornitura di armi all’Ucraina (cioè l’Italia sposa gli USA).

Ottenuto il suo proposito, cioè togliere definitivamente l’oggetto d’amore alla sorella per puro spirito di competizione e piantare la bandiera della conquista, Amaranta si demotiva a tal punto da non volersi più sposare con Pietro: esattamente come hanno fatto gli USA che, una volta raggiunti i propri obiettivi, decidevano di abbandonare l’Ucraina cercando di sfruttarla fino all’osso (terre rare) e lasciando la patata bollente all’UE (sostegno militare al popolo ucraino).

Dopo l’ennesima delusione, Pietro come l’Italia, barcolla incerto sul percorso da intraprendere per il suo prossimo futuro: tradotto in termini di strategia di politica estera, non è altro che la situazione dell’Italia degli ultimi giorni. Delle forze attualmente al Governo, alcune – FDI per opportunismo politico e FI europeista per sua natura – sostengono la deterrenza proposta da Von der Leyen, un’altra – la Lega di Vannacci – la contrasta in Europarlamento e un’altra – la Lega di Salvini – la caldeggia in Italia in nome della presunta unità dell’esecutivo. Dilemma: da quale parte è schierata la nostra Nazione? Se non si comprende questo in tempo, potremmo rischiare l’isolamento e condannarci almeno a cent’anni di solitudine.

Purtroppo, l’epilogo della vicenda nel romanzo è tragico perché Pietro non regge alla frustrazione della situazione di cronico perdente e si suicida: prima che accada l’irreparabile anche al nostro Paese, faccio accorato appello alle menti più illuminate della coalizione al potere affinché decidano per il bene del popolo, anziché in base agli istinti trogloditi di una parte di essa. Se non dovessero sentirsi all’altezza del compito, consiglierei vivamente di farsi da parte “nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione“.

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Redazione

One thought on “Cent’anni di solitudine

  • Di quale deterrenza stiamo parlando? Chiamiamo le cose con il loro nome: riarmo. E le armi non portano mai la pace. Vengo usate. Sempre. Ne è la prova che le aziende produttrici di armi non falliscono mai.

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